lunedì 13 gennaio 2020

IL PENSIERO MITICO

IL PENSIERO MITICO
I miti sono narrazioni che esprimono in un linguaggio fantasioso e ricco di immagini temi
fondamentali come l'origine del mondo, la nascita degli dei, i rapporti degli uomini tra loro e con altri esseri viventi. Sono definiti anche "racconti fondativi" perché in molti casi servono a spiegare o giustificare una situazione presente cercandone le origini nel passato.
In sostanza, tutte le società hanno elaborato dei miti, tuttavia ci sono delle differenze importanti tra la funzione che i miti svolgono nelle culture prive di scrittura e il loro ruolo nelle società che hanno elaborato un pensiero scientifico e ricostruiscono criticamente il loro passato attraverso l'indagine storiografica: in queste ultime il mito non rappresenta più una spiegazione credibile del mondo, ma viene considerato favola, o poesia. Al contrario, nelle culture tribali, in cui il sapere è tramandato oralmente, il mito ha funzioni sociali molto importanti: in linea generale, serve a organizzare il tempo e a definire il rapporto tra passato e presente. I miti, infatti, iniziano con formule standard come "un tempo", "una volta", "molto tempo fa", che sottolineano la distanza tra la realtà del presente e il mondo rappresentato nei racconti mitici, un mondo in cui agiscono gli dei e gli eroi e in cui i 3 regni della natura (animale, vegetale e umano) non sono ancora separati, come prova il fatto che gli animali parlano, interagiscono con gli uomini e spesso sono capostipiti di un clan o di una tribù.
Una definizione dell'antropologo francese strutturalista Claude Lévi-Strauss è: «il mito è una storia dei tempi in cui gli uomini e gli animali non erano ancora distinti»; ma è anche una storia, sempre secondo il grande studioso francese, dei tempi in cui l'umanità cercava spiegazioni totali della realtà, perché non erano ancora nate le scienze con le loro risposte parziali e la loro tendenza alle distinzioni e alle classificazioni.
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domenica 12 gennaio 2020

FRAZER E EVANS-PRITCHARD


Frazer si preoccupò di individuare quali fossero i principi del pensiero su cui essa si basa, arrivando a isolarne due: il principio di similarità ed il principio di contatto. I due principi danno origine rispettivamente alla magia omeopatica e alla magia contagiosa, due rami della magia simpatica, così chiamata poiché si basa sull'esistenza di una "segreta simpatia" che rende impossibili azioni a distanza.
Secondo Frazer, la magia in quanto sistema di pensiero o visione del mondo si basa sullo stesso principio della scienza moderna: l'universo è ordinato e uniforme, e in esso ogni causa è seguita da un effetto. Ciò che rende la magia un sistema di pensiero "prescientifico" è l'errata applicazione dei due principi del pensiero, che di per sé, invece sono corretti: l'associazione di idee simili e l'associazione di idee contigue nello spazio e nel tempo.
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Edward Evans-Pritchard partecipò a tre spedizioni nel regno degli Azande, di cui descrisse la cultura nel volume Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande. Per capire le usanze, studiò la lingua e visse a stretto contatto con loro. Ciò gli permise di dare un'interpretazione non semplicistica e innovativa del ruolo sociale della magia. Lui non era interessato alla magia come tappa di un processo evolutivo riguardante tutta l'umanità, ma a un tipo di magia particolare, quelli degli Azande.
Il pensiero magico degli azande coesisteva con il ragionamento empirico e in un certo senso lo completava, integrandolo da un punto di vista psicologico e sociale. Lo scopo della loro magia rivolta alle relazioni tra le persone. In questo contesto, la destinazione principale era tra stregoneria e fattucchieria. Nel contesto culturale di Evans, la magia e stregoneria sono realtà profondamente umane, strumenti con cui difendersi dai nemici o con cui attaccarli; attraverso gli oracoli, gli esorcismi e i vari tipi di rimedi esse danno vita a un sistema di credenze e pratiche assai difficile da smontare perchè provvisto di una logica interna.

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PENSIERO MAGICO


IL PENSIERO MAGICO
La magia è la credenza nel potere del gesto e della parola. Le arti magiche comprendono formule verbali, invocazioni e pratiche con le quali si crede di poter influenzare gli eventi futuri.
La cultura popolare distingue la 'magia nera', distruttiva, dalla 'magia bianca', che ha scopi benefici.
Inoltre si distingue la magia naturale dalla magia cerimoniale. La prima è l'antenata della scienza moderna, quindi trasforma la natura utilizzando le sue leggi; la seconda, invece, si prefigge di ottenere scopi benefici o malefici ricorrendo a varie pratiche, come ripetere formule verbali più volte.
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LE PAROLE MAGICHE
Le arti pratiche utilizzano un lessico molto vasto, oggi questi termini si utilizzano come sinonimi, ma ciascuna parola ha un significato molto più profondo.
Il termine 'magia', in origine, indicava la sapienza dei Maghi persiani (sacerdoti che hanno portato nella religione persiana elementi ebraici, greci, babilonesi), esperti nelle arti occulte e capaci di dominare le forze naturali. Oggi invece si indica un’arte misteriosa e segreta.
Il termine 'negromanzia' indica l'arte di predire il futuro interpretando gli eventi.
Il termine 'sortilegio' era una pratica divinatoria che si effettuava lanciando a terra dei bastoncini e interpretandone le modalità di caduta.
Il termine 'incantesimo' si riferisce all'attività di influire su un soggetto a distanza, addormentarlo o pietrificarlo.
Il termine 'malocchio' si riferisce all'influsso malefico esercitato dallo sguardo di persone che praticano attività magiche o diaboliche.
Nella cultura popolare il termine 'stregoneria' indica l'arte pericolosa di uomini e donne che praticano la magia nera. In antropologia lo 'stregone' è colui che può compiere magie benefiche o malefiche a vantaggio o danno della sua comunità.

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