giovedì 4 marzo 2021

 IL CINEMA: UNA NUOVA ARTE

La parola cinematografia significa scrittura del movimento. Sotto questo punto di vista la


nascita del cinema rappresentò una decisa innovazione. Al cinema in un certo senso, la società di fine secolo affidò il compito di rappresentare quella condizione di immobilità, che sociologo tedesco crea un Simmel riconosceva come costitutiva dell'uomo metropolitano, sottoposto al rapido e ininterrotto mutare delle stimolazioni sensoriali. Come si aggiunti alla tecnica cinematografica è noto, furono i fratelli Lumière a creare i primi apparecchi in grado di trascinare pellicole contenente una serie di fotogrammi e di proiettarli in rapida successione su uno schermo bianco, in modo da creare l'illusione del Movimento. I fratelli Lumière però non colsero Probabilmente un immenso potenziale della loro invenzione, limitandosi a impiegarla per scopi piuttosto documentaristici. L'utilizzo del cinema come strumento di comunicazione, di intrattenimento sociale nacque Grazie all'Opera di due Pionieri George Melies e David Griffith. Con il primo la ripresa cinematografica cessò  di essere mera documentazione dell'esistente per diventare messa in scena di situazioni fantastiche. intitolato. Dobbiamo invece a Griffith la grammatica del cinema, che anche noi conosciamo e la consapevolezza senza del potenziale geologico e pedagogico-sociale del nuovo strumento. Con  loro due il cinema divenne una vera e propria forma di spettacolo, cioè di ri-creazione della realtà attraverso la messa in scena, in quanto la tecnica di ripresa e di proiezione cinematografica offriva risorse espressive fino a quel momento sconosciute: cambiando inquadratura si poteva ad esempio avvicinare e allontanare gli oggetti creando così illusioni di situazioni differenti diversamente interpretabili. Lo spettacolo cinematografico Si trasformò fin da subito in una forma di intrattenimento a buon mercato accessibili anche alle classi popolari: Nickelodeon, Questo negli Stati Uniti era il nome delle prime piccole sale cinematografiche di quartiere, così chiamate perché il prezzo di entrata era di un solo Nichelino. Forse per questo motivo la cultura alta guardò al cinema con una certa sufficienza se non con disprezzo.

 LA FOTOGRAFIA

Già negli anni Venti dell'Ottocento, lo scienziato francese Joseph Nice, inizia i suoi esperimenti sulla possibilità di imprimere immagini su una lastra sfruttando solo la luce, da questi studi nascerà Poi la fotografia. La fotografia nasce inizialmente come strumento di raffigurazione di paesaggi, soprattutto urbani, e di strutture architettoniche. Con il tempo però essa finisce per ritrarre anche soggetti umani. Fotografare e farsi fotografare diventano modi per realizzare altrettante modalità di vita sociale: davanti all'obiettivo sfilano intere famiglie, ma anche singoli individui di varie condizioni sociali che sperimentano per la prima volta l'onore del Ritratto e persone che vengono colte nello svolgimento delle loro professioni. I fidanzati iniziano a scambiarsi le rispettive fotografie come pegno d'amore; le foto dei morti e soprattutto se giovani, vengono racchiuse in Minuscole teche da portare al collo come ciondoli. In un contesto storico-sociale caratterizzato da frequenti movimenti migratori e dalla frammentazione dei nuclei familiari, l'immagine fotografica diventa così il simbolo del mantenimento dei legami affettivi che uniscono le persone. Anche in questi usi apparentemente intimi, personali, la fotografiaè  però un'immagine pubblica di rappresentazione sociale che cristallizza così le persone come Esse desiderano venire percepite, ricordate ,considerate.




 IL FUMETTO


La Stampa e anche il veicolo di una nuova forma di comunicazione: il fumetto. Grazie all'intraprendenza di un direttore di giornale statunitense Joseph Pulitzer, intenzionato a incrementare le vendite domenicali del quotidiano New York World, Il 5 maggio 1895 un giovane disegnatore dell'Ohio, Richard Outcault presenta per la prima volta una serie di storielle umoristiche ambientate in un vicolo degli slums newyorkesi. Il personaggio principale dei vari racconti ed è The Yellow Kid, un buffo ragazzino vestito con un lungo camicione giallo Sul quale sono riportate frasi e battute relative alle vicende narrate, che solo in una seconda tempistica il disegnatore affiderà ai balloons. Il successo del bambino Giallo su New York World, spinge le testate concorrenti a organizzarsi, e ben presto la pratica delle sunday page's, ovvero dei supplementi domenicali sui quali vengono pubblicati le storielle, diventa un fenomeno diffuso su molti quotidiani. In seguito le pubblicazioni diventano giornaliere pur presentandosi nel più modesto formato delle strisce e restando Comunque il supplemento gli altri prodotti editoriali con intenti prevalentemente umoristici e satirici.
Dalla matita di Outcut e di altri artisti nascono così i nuovi personaggi destinati a diventare dei veri e propri characters dal punto di vista fisico e psicologico. Parallelamente si affermano nuovi ambiti di comicità:  dal mondo degli slums ancora presente in happy hooligan, si passa al più rassicurante contesto familiare, alle comuni situazioni che lo caratterizzano: le marachelle dei bambini, le scaramucce tra coniugi. Compaiono anche le prime storie interpretate da animali umanizzati grazie alla Disney. 



Una data importante per la diffusione del fumetto è il 1915, anno in cui nascono le prime syndicate, cioè le agenzie finalizzate alla commercializzazione dei Comics, che assumono la proprietà di storia e personaggi, sottraendone la gestione della stampa quotidiana. A partire da questa data il fumetto diventa un Medium autonomo con importanti conseguenze per la sua stessa identità. Da un lato le strisce perdono la loro connotazione prettamente comica per avventurarsi su nuovi filoni: avventuroso poliziesco, fantascientifico. Dall'altro si assiste a una progressiva differenziazione dei target di riferimento: mentre la prima vignetta non avevano un pubblico specifico, ora va gradualmente crescendo una produzione diversificata a seconda di età, status e condizione. Alla fine degli anni Venti del Novecento con la nascita dei comic-book, il nuovo Medium è ormai una realtà consolidata che si andrà progressivamente affermando anche al di fuori degli Stati Uniti.


LA STAMPA POPOLARE

 Il 3 settembre 1833 a New York, una nuova presenza si aggira per le strade della città. Sono gli strilloni, ragazzini incaricati di vendere ai passanti il "New York Sun", Edito da Benjamin Henry Day. Il prezzo modico e lo slogan accattivante con cui il giornale si presenta, "it shines for all", mostrano la Chiara volontà dell'editore di raggiungere


un pubblico più ampio possibile. Siamo di fronte a una vera rivoluzione culturale. Il "New York Sun" si distingueva dalle pubblicazioni fino ad allora esistenti, Non solo per la modalità distribuzione, per il prezzo ridotto, ma anche e soprattutto per i contenuti proposti: articolo di cronaca locale e resoconti di delitti e di eventi scandalistici e notizie sensazionali. Tutti questi ingredienti, allettavano invece una nuova fascia di utenti, composta da persone che nel foglio di giornale cercavano un semplice mezzo di intrattenimento e di svago.

Il modello della stampa Popolare fece ben presto la sua comparsa anche oltreoceano nel 1836 a Parigi il giornalista e Uomo politico Emile Girardin  fondò  un nuovo giornale "La Presse", di cui riuscì a dimezzare il prezzo di abbonamento con un espediente destinato ad avere nei decenni successivi un grande successo: inserzione di annunci pubblicitari.
A un'analisi attenta Risulta evidente come non si trattasse di una semplice trovata di un imprenditore per aumentare le vendite, ma si stesse in realtà inaugurando un nuovo modo di fare giornalismo. Legando il quotidiano al pubblico da un lato, è al mercato dall'altro, Giradin lo stava trasformando da mezzo di informazione e di discussione di idee vero e proprio prodotto di consumo.
La trasformazione del giornale in un bene di consumo perfettamente inserito nelle dinamiche di mercato diede  vita alla nuova modalità di produzione e di diffusione della cultura. tra queste ricordiamo il romanzo d'appendice. 
In un primo momento ci si limitò a presentare un pezzo per volta, romanzi già esistenti ma ben presto invalse un'abitudine diversa: Gli scrittori cominciano a comporre opere appositamente per i giornali, scrivendo di giorno in giorno la puntata da pubblicare. L' inedito connubio tra giornalismo e letteratura inaugura così un nuovo genere narrativo basato su alcuni canoni ben precisi: ogni puntata doveva ricollegarsi a quelle precedente, cioè presentare situazioni e personaggi ricorrenti, ma nel contempo introdurre elementi di innovazione  nell'intreccio involgere il lettore a conoscere il contenuto della puntata successiva.
La serialità della produzione industriale si trasferiva così all'interno della creazione culturale, come suo elemento costitutivo. E proprio questo elemento unito alla sinergia instaurata tra due diversi apparati di comunicazione sociale fanno un vero e proprio prodotto industria culturale.

 INDUSTRIA CULTURALE


Con l'espressione industria culturale indichiamo il complesso dei soggetti e delle attività economiche che si occupano della produzione e della distribuzione di beni e servizi culturali. L'industria culturale copre Dunque ambiti della vita sociale che appartengono alla nostra percezione abituale della realtà e con i quali, veniamo frequentemente in contatto: il mondo dell'editoria, le case discografiche, l'industria cinematografica, i mezzi di comunicazione di massa. Parola come "industria" e "cultura" corrono con una certa frequenza nei nostri discorsi e con un significato tutto sommato piuttosto definito:

1) quando parliamo di industria, abbiamo in mente il complesso delle attività produttive che trasformano le materie prime in merce di consumo. Si tratta di un fenomeno che a partire dal XVIII secolo, avviene Grazie all'investimento di ingenti capitali e all'uso di macchinari che permettono la realizzazione in serie di una grande quantità di prodotti.

2) quanto al termine cultura, l'accezione principale con cui Esse ricorre nel linguaggio quotidiano è quello di tipo classico-umanistico: cultura è complesso delle esperienze intellettuali di una civiltà depositato nelle opere letterarie, musicali, artistiche, nelle teorie scientifiche filosofiche e in generale l'insieme di idee e simboli che formano l'universo del sapere.

Su questi presupposti, l'accostamento dei due termini nell'espressione industria culturale può apparire contraddittorio. La produzione industriale Infatti è per definizione seriale e standardizzata, mentre teniamo a rappresentarci le creazioni della cultura come unico e originale.

Tuttavia proprio la diffusione della civiltà industriale e la progressiva colonizzazione che essa ha operato in ogni ambito della vita sociale Hanno finito per mettere in crisi, nei secoli successivi, l'idea di una separazione netta tra produzione tecnica e creazione culturale. Il processo di industrializzazione ha agito sulla cultura per molte vie: 

  • sia direttamente attraverso le innovazioni tecnologiche che hanno permesso una più rapida realizzazione e distribuzione dei prodotti culturali;
  •  sia indirettamente creando quelle condizioni come la nascita della civiltà urbana e del tempo libero e soprattutto l'affermarsi dell'economia di mercato.

 LAVORO, CONSUMISMO E NUOVE POVERTÀ - Z. Bauman 



Il libro di Zygmunt Bauman, “Lavoro, consumismo e nuove povertà”, nel quale vengono esplorati, con la solita ricchezza di riferimenti della prosa del sociologo anglo-polacco, i cambiamenti avvenuti all’interno delle società consumiste contemporanee nei confronti dell’organizzazione economica, del lavoro e della sua etica, e delle loro conseguenze sulla concezione delle povertà.

 Con gli sviluppi della globalizzazione economica, la perdita di potere degli interventi statali, la deregolamentazione, l’esternalizzazione delle attività produttive e tutte le sue dinamiche al centro degli studi più recenti dell’economia e della sociologia economica, il welfare state ha cominciato a sgretolarsi, venendo a mancare la sua motivazione funzionale.

Gli operai, infatti, oggi vengono raggiunti dalle imprese direttamente in quei luoghi dove i salari sono a più basso livello. La necessità, così, di “conservare” una forza lavorativa “sana e pronta” all’interno delle nazioni più ricche viene meno e l’etica del lavoro perde della sua efficacia funzionale. Il cuore della tesi sostenuto dal libro si trova proprio in questo passaggio: oggi l’etica del lavoro viene sostituita dall’estetica del consumo, la nuova ideologia che infarina le psicologie individuali e collettive e assicura al sistema economico il successo auspicato e cercato. L’estetica del consumo, infatti, secondo Bauman, predica il piacere del consumo (all’interno del libro vi è un’analisi molto dettagliata dei processi psicologici e sociali che il consumo impone agli individui e alle collettività, facendo credere di operare scelte laddove le scelte sono ormai esaurite in termini di alternativa al consumo stesso: in altre parole, possiamo scegliere cosa consumare, ma non esimerci dal consumare per poterci creare un’identità) e stimola un maggior egoismo (e non individualismo!), invitandoci a preferire un reddito più alto per consumare e, quindi, sempre meno inficiato dal sistema pubblico del gettito fiscale per finanziare la rete di protezione sociale.

 Il lavoro di Bauman, che lancia una dura accusa al modello di organizzazione raggiunto dalle nostre società e sostenuto dalla sua ideologia, trova uno spiraglio nella parte conclusiva dove, senza affidarsi a nostalgici richiami a formule passate, sostiene la necessità di superare la società del mercato puro e senza regole o interferenze statali, che crea esclusione e separazione e ci destina così a uno stato poliziesco per garantire sicurezza ai consumatori da chi non ha accesso al mercato. Abbandonare il mercato liberista, ripensando il reddito e la nostra vita, entrambi non più legati al lavoro o al consumo, ma a una cittadinanza finanziata dalla fiscalità generale.


 IL SISTEMA DELLE CLASSI SOCIALI NELLA SOCIETÀ BRITANNICA - 
Servegnini

Che cosa sono le "middle", "upper" e "working" class? 

Le classi sono ancora oggi la grande ossessione britannica. Severgnini utilizza la metafora del portatovagliolo per rappresentare le varie classi sociali. Esso è un "potente indicatore sociale" perchè il rapporto tra una persona e il suo portatovagliolo rappresenta la prova inequivocabile della sua estrazione sociale, ovvero del suo posto nella "class system" (sistema di classi). Le upper class, quindi il ceto più alto ed elevato della società, ne ignorava l'esistenza del portatovagliolo, perché tanto cambiavano tovagliolo ogni giorno e non avevano bisogno di un attrezzo che indicasse dove la gente si era pulita la bocca. Le working class, ovvero la classe più bassa che privilegia il lavoro, ignorava l'utilizzo del portatovagliolo per il semplice fatto che non si potevano permettere di utilizzare il tovagliolo, perciò figurati il portatovagliolo. Infine le middel class, le classi medie, conoscevano il portatovagliolo perché usano il tovagliolo ma non lo sostituiscono tutti i giorni. Per classi alte usando addirittura un termine diverso, "napkins", per indicare il tovagliolo, che invece viene comunemente chiamato "serviettes". 

Quale sembra essere, secondo Severgnini, la maggiore ambizione della middle class britannica? 

Nell'Inghilterra vittoriana ed edoardiana la middle class tentava disperatamente di apprendere le sfumature dei costumi sociali e dell'etichetta. 

Che cosa significa l'affermazione dell'autore secondo cui ancora oggi la popolazione inglese vive a compartimenti stagni? 

L'autore intende che nel sistema sociale inglese è difficile raggiungere la mobilità sociale, ciò significa che gli individui sono piuttosto limitati nel passare da una classe sociale all'altra. La popolazione è per questo suddivisa in 5 classi a seconda dell'occupazione, nella prima classe ci sono i professionisti (medici, avvocati), nella seconda i semi-professionisti (giornalisti, agricoltori, deputati) e così via fino alla quinta classe che comprende i "lavoratori manuali non specializzati".